RIMINI. La macchina organizzativa di "Marr Superstar 25, 1984-2009" prosegue a ritmo spedito in vista del grande appuntamento di sabato 12 settembre (ore 20.30) quando al Flaminio torneranno in campo gli "eroi" della storica promozione in A1.
E mentre la stesura del libro celebrativo è agli sgoccioli, a due mesi dall'evento ogni occasione è buona per avvicinarsi nel modo migliore. Anche una cena tra amici, rigorosamente al Pic Nic, davanti a un buon risotto e alcune caraffe di birra, sotto lo sguardo attento della Gambetti-family, cuore pulsante del comitato organizzatore (tradotto, tifosissimi) di questo atteso appuntamento. A fare "gli onori di casa" Maurizio Benatti, da quasi trent'anni in riva all'Adriatico, assieme a lui, l'altra sera come sul parquet, Giorgio Cecchini e inoltre Umberto Coppari e Stefano Brighi, allora i cambi degli americani, quindi gente che doveva sgomitare tanto in allenamento pur vedendo il campo col binocolo. «Finalmente posso festeggiare nuovamente in campo quella promozione - dice Cecchini - ho fatto un revival a Osimo, Pescara, Cavriago, dove mi sono spaccato tutto, mancava solo Rimini e sono stato felicissimo di raccogliere l'invito per questo amarcord». Cecchini e il basket? «Quando ho chiuso la carriera mi sono allontanato, adesso ho ripreso, gioco a Pesaro il venerdì sera con gli amici, il problema per loro è che io volo in contropiede e non mi prendono mai». Dove è la novità?
Risate con Benatti quando ricordano la serie infinita di stoppate subite dai mori napoletani Johnson e Woods («ma la più clamorosa me la rifilò Joe Barry Carroll», dice Cecchini) e a proposito di pivottoni, il nome più ricorrente è quello di Ernesto. «Wansley era una montagna - ricorda Brighi - lo dovevo marcare io in palestra, erano dolori sotto tutti i punti di vista. Quella promozione non si potrà dimenticare, soprattutto per chi come me ha fatto tutta la trafila nelle giovanili del Basket Rimini e ho avuto la fortuna di giocare sotto la guida di gente come Bucci, Taurisano, Pasini». Ancora Ernestone va di moda, ai suoi ex compagni brillano gli occhi quando ricordano i 35 di Wansley (una rarità) a Ferrara, forse la vittoria decisiva (99-100) per l'A1. «Ottaviani aveva tre falli - dice Coppari - Mossali non convinse Pasini (beh, il Topone usò altri termini, ndr) che nell'intervallo mi disse che mi avrebbe utilizzato da "3". Io chiesi in fretta a Luca Dalmonte gli schemi da ala che non conoscevo e pur non imparandone neanche uno, entrai senza paura piazzando tre canestri da fuori. All'inzio della stagione il ct azzurro Gamba alla Domenica Sportiva ci inserì tra le retrocesse sicure e mia mamma mi disse: «Ma dove sei andato a giocare?». Felice di averne smentiti tanti.
Carlo Ravegnani, 17 luglio 2009