Rimini è stata la “capitale dei tornei estivi”. Molti li hanno vissuti, anche fra i giornalisti che ora vanno per la maggiore (da Menichelli ad Ercole, tanto per fare due nomi). Secondo il mio modestissimo parere, chi non ha frequentato i grandi tornei estivi, ha una grossa lacuna nella propria conoscenza del basket: non soltanto il livello tecnico delle partite (spesso di gran lunga superiore a quello di alcuni odierni incontri di Coppa dei Campioni), ma soprattutto per l’incredibile “rabies” agonistica che era il minimo comun denominatore di essi. Ma non è di questo che oggi voglio parlare. Oggi voglio dire che Rimini in realtà non... esiste. Tutti, anche i turisti tedeschi, sanno bene che si dice “Remni”. I frequentatori dei tornei estivi, che a “Rémni” avevano una delle tappe di maggior attrazione, lo sanno perfettamente. Chi dice Rimini, italiano o teutonico che sia, è decisamente “out”.
Orbene, questa “Rémni” ha fatto faville. Ha saputo resistere alla tentazione di cambiare un americano (e su questo argomento c’é un articolo di Guido Ercole a pag. 19). Aveva avuto molte tentazioni. Pubblichiamo anche una foto di vecchi indiani “cheyennes”, spiegando nella dicitura che si trattava di un gruppo “di free agents” in attesa di essere visionati da Rimini per sostituire Sims. Sta di fatto che questa “Rémni” ha chiuso un festival mica da ridere con una impressionante striscia vincente. Aveva preso un buon allenatore, ma aveva dovuto fare la cessionaria a livello giocatore. Ha liquidato Zampolini, poi Vecchiato, poi Terenzi. Eppure ha fatto il “Festival di San Rémni”. Di fronte al quale l’altro, quello strombazzatissimo di San Remo, è roba da ridere. Voglio ricordarlo adesso che si è rocambolambolescamente chiuso, ad opera di una squadra forse risorgente.
Aldo Giordani, 16 febbraio 1984