RIMINI – Vederli li, tutti assieme, 25 anni dopo, fa un effetto stranissimo. L’emozione di Maurizio Benatti, Giorgio Cecchini, Gig Sims, Ernestone Wansley e di tutti gli altri è ben visibile, ma quella canotta rossa con tanto di nomi personalizzati sta bene addosso un po’ a tutti.
Il pre partita, se così si può chiamare, esalta un Flaminio che risponde presente, di fronte ai “Ragazzi che fecero l’impresa”, e saluta con affetto anche lo staff al completo, comprensivo del presidente Giancarlo Arcangeli, del dottor Corbari, di Angeli e di Gian Maria Carasso, per la prima volta al Palazzo da quando il caffè si paga in euro. C’è anche Mauro Morri, assieme a Mark Crow, sulla panca degli avversari: un boato acclama Max Romboli, Bob Terenzi e il “sindaco” Rusin (applausi a scena aperta anche per Myers e Scarone, ovviamente), ma quando si comincia, gli occhi sono tutti per “Big E.” Wansley, che chiama il mitologico schema “2”.
“Cit” Benatti serve proprio Ernesto, che fa da boa nel mezzo e consente a un Cecchini magari un po’ imbolsito ma dalle gambe ancora “speedy”, di prendere una corsia che solo per poco non vale due punti. E’ comunque uno spettacolo, vedere “Cecco” che cerca come all’epoca “Giò” Ottaviani – suoi, i primi 4 della Marr –, o Wansley, che ci mette circa un quarto d’ora da “casello a casello”.
Bello così, coi rimbalzoni di tigna e i tuffi di Gig Sims – qui siamo sull’ordine dei 10 minuti, da parte a parte si intende – e le giovinezze di Gelo Rusin, piuttosto indaffarato nel controllo dell’omone nero che batte il “cinque” a tutti, proprio come faceva un quarto di secolo fa.
Nel mezzo delle bolge clandestine – dove Silvano Dal Seno ancora sguazza, così a naso – si può assistere anche a un arresto e tiro fulmineo di Cecchini, con Coppari che, al ferro, non ci va vicino nemmeno per sbaglio, al contrario di un Luca Ioli dalle mani soffici soffici. Si diverte la faccia anche il Topone, che all’epoca lasciava il quintetto base in campo per 34-38 minuti e qui invece si vede costretto a un turn over – ossigenante praticamente forzato: avrà anche un po’ di pancetta, Giorgio Cecchini, ma le gambe rispondono ancora mentre il tempo scorre e la Marr è sotto di 7 all’intervallo (24-31).
Risponde anche il polpastrello morbidoso di Wansley, che “svergina” la retina al 21’ (2 tempi da 20 senza stop), mentre Sims lotta che è una bellezza e anche German Scarone entra nella mischia: Pasini ordina la zona (ma forse è solo suggestione, anzi, probabilmente è autogestione), ma gli All Star non la soffrono, con il poker Terenzi – Paci – Mossali – Brighi che in una sola sera resta in campo 27 volte i minuti complessivi di quella stagione di allenamenti, allenamenti, allenamenti, e poi forse 2 minuti sul più venti. C’è ancora tempo per una “culata” vincente di Ernesto (vittima Bob Terenzi), che ingolosito dalla folla si prende pure il lusso di una bomba…inesplosa, e per l’ultima volata vincente – con piroetta annessa – del “Cecco”. Il 48-52 finale nessuno lo guarda, gli occhi sono su quei mitici “Ragazzi” sempre uguali, anche 25 anni dopo.
Matteo Peppucci, 13 settembre 2009