martedì 29 settembre 2009

Le giornate celebrative, Giotto e Amarcord

Chiedo la vostra attenzione, perché la prendo un po larga.

Da molte parti (protagonisti compresi) giungono “angosciate” istanze per non considerare conclusa la bellissima esperienza rievocativa appena vissuta. Nicola ha delle idee stuzzicanti in testa e, quale primo passo, abbiamo chiesto alla MARR - e subito ottenuto! - di poter utilizzare ancora il marchio per mantenere in vita il nostro (vostro) Comitato. Di conseguenza, a breve, provvederemo alle opportune modifiche statutarie per trasformarci da organismo provvisorio a strumento permanente per accumunarci nel condividere il ricordo delle emozioni vissute 25 anni fa e di quelle recenti, più brevi, perché concentrate in poche ore, ma non certo meno intense, culminate nel Flaminio pieno della sera del 12 settembre.

Come dicevo, la creatività di Nicola è già in movimento e ce ne accorgeremo tutti molto presto. Peraltro, non possiamo trascurare la circostanza che è quasi impossibile replicare le cose ottimamente riuscite. Tutti ricordiamo il cerchio a mano libera di Giotto: siamo sicuri che se ci avesse riprovato si sarebbe replicata la perfezione del primo? Qualcuno ne potrebbe dubitare e, in ogni caso, non c’è la prova contraria. Ciò significa che i prossimi appuntamenti avranno contenuti e sapori diversi pur legati da un filo emotivo comune: il 25° è alle nostre spalle dopo aver lasciato un indelebile e positivissimo segno nei nostri sentimenti, ma l’Amarcord che verrà periodicamente rinnovato si presenterà con connotati originali, ancorchè finalizzato a far rivivere a noi tutti assieme le sensazioni il cui sapore continua ad allietarci il palato.

In questo siamo spronati dalla scienza. È di questi giorni la pubblicazione dei risultati di uno studio approfondito completato dai ricercatori della Exeter University (Devon, GB) che esalta il ricordo come strumento di cura, specie se condiviso. Il coautore dello studio Alex Haslam sostiene che ricordare il passato fa bene alla salute e, se fatto assieme ad altri, l’effetto positivo ne risulta esaltato. Dopo aver riscontrato che i soggetti messi sotto osservazione dai ricercatori (affiancati dai colleghi dell’università australiana del Queensland) con la costante rievocazione di piacevoli esperienze fatta in “forma collettività” presentavano effetti molto più positivi di quelli che operavano “solitariamente”, i medici hanno concluso che questa terapia di condivisione dei ricordi in gruppo porta significativi miglioramenti delle condizioni di salute, dalla normalizzazione della pressione arteriosa al rafforzamento delle difese immunitarie.
Più in dettaglio i risultati della ricerca indicano che la condivisione di ricordi si traduce nel 40% in meno delle probabilità di avere un attacco cardiaco, 20% in più di capacità di razione all’ infarto, 57% in più di reazioni positive alla depressione, 88% in meno di aggressività.

Penso possa bastare. Ritenevamo di aver dato libero sfogo alle nostre (vostre) straripanti esigenze di “ricaricarci” emotivamente dopo 25 anni, ma ci dicono gli esperti che abbiamo messo in moto una fantastica terapia dagli effetti quasi “miracolosi”. Come potremmo fermarci ora, consapevoli che ne andrebbe della nostra (vostra) salute? Mi chiedo, retoricamente: quei pochi che non c’erano al Flaminio la sera del 12 settembre, con quale coraggio potranno mancare alle future chiamate del Comitato?

Vai, Nicola, vai Comitato. Regalateci salute, fateci sognare, ora, e condivivere, poi, bellissimi Amarcord!

Teto

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